Credo che un'analisi così profonda e sfaccettata, per quanto possa funzionare affrontando l'evoluzione di un artista relativamente complesso ed affermato quale, per esempio, J. Cameron (mi riferisco all'articolo in Robot 65), sia nel caso di Sucker Punch piuttosto fuori luogo.
Mi spiego: requisito di un'analisi "sociologica" (qui sul ruolo della donna) è che la produzione (il film) sia, in qualche modo, naturale espressione delle idee del regista - e al limite dello sceneggiatore o dell'autore. Cameron ha sempre avuto una vasta libertà d'azione, e i suoi film dimostrano chiaramente una personale continuità .
Sucker Punch, invece, non è (naturale) espressione di nulla, se non della chiara volontà dei produttori di far cassa con uno specifico target - così a spanne, direi adolescenti e uomini, lettori di fumetti e videogamer. E' chiaro che un simile target apprezza (in teoria, e senza esagerazioni) determinate scelte, tra cui appunto la fumettizzazione - visibile chiaramente nelle scene d'azione - e il tipo femminile dell'eroina splendida e letale, ma in qualche modo schiva e a tratti timida, ingenua e insicura.
Il medesimo argomento si può usare per i precedenti film di Snyder, 300 e Watchmen: entrambi sono tratti da graphic novel, ed il ruolo della donna in essi è fondamentalmente regolato da diversi fattori esterni - in 300, da ragioni storiche, viste attraverso la particolarissima "lente stilistica" di Frank Miller, e in Watchmen dall'ambientazione statunitense del dopoguerra.
Sostanzialmente, l'articolo soffre di un'eccessiva ricerca di significati dove, realmente, non ve ne sono, trattandosi di semplici necessità materiali relative all'obiettivo finale del film: fare soldi. Ha lo stesso valore delle lamentele tipicamente maschili riguardo alle commedie romantiche - quando un prodotto nasce già pensato per uno specifico genere e target, non hanno senso analisi ex post. Let the Lord of Chaos rule |