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ecosistema - sostenibilità


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Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 26 Ago, 2022 11:17    Oggetto:   

Se il gas che non consumiamo finisce comunque bruciato non c'è un vantaggio nemmeno per il clima...

https://www.open.online/2022/08/26/gas-russia-brucia-impianto-portovaya/
Paolo7
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MessaggioInviato: Mar 30 Ago, 2022 22:04    Oggetto:   

Segnalato dalla Coyaud, mi sembra interessante:

https://www.nature.com/articles/s41467-022-32729-8
il_Cimpy_Spinoso
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MessaggioInviato: Sab 03 Set, 2022 15:05    Oggetto:   

Basta capire cosa si intende per "decent living": da me non è ammesso lavare i piatti a mano anche se a farlo è solo il marito.
Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 09 Set, 2022 11:18    Oggetto:   

Nuovo studio uscito su Science sui pericolosi tipping point già probabili a + 1,5°C:

https://phys.org/news/2022-09-multiple-climate-escalates-15c-global.html
Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 19:40    Oggetto:   

A proposito del piantare alberi contro il riscaldamento globale:

https://www.lescienze.it/news/2022/09/16/news/mille_miliardi_alberi_greenwashing_consapevolezza-10226076/

E ce ne sarebbe ancora da dire, ma sorvoliamo...
Tobanis
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 20:12    Oggetto:   

Paolo7 ha scritto:
A proposito del piantare alberi contro il riscaldamento globale:

https://www.lescienze.it/news/2022/09/16/news/mille_miliardi_alberi_greenwashing_consapevolezza-10226076/

E ce ne sarebbe ancora da dire, ma sorvoliamo...

Un argomento che mi interessa e per cui "tifo", mi piacerebbe capire perchè non funzionerebbe, ma l'articolo continua solo a pagamento...
Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 21:14    Oggetto:   

Io lo vedo per intero. Forse dipende dal browser?
il_Cimpy_Spinoso
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 21:49    Oggetto:   

Vedevo solo questo:
Citazione:

La campagna lanciata dall'ONU per piantare 1000 miliardi di alberi entro il 2030 può far crescere la consapevolezza ambientale, ma è poco realistica. Piantare alberi può aiutare a ridurre i gas serra atmosferici, ma è solo uno dei tanti interventi necessari e richiede grande attenzione nella scelta delle specie e dei luoghi, e nella valutazione dei costi e degli impatti su ambiente e popolazioni locali 


l'ho selezionato col mouse ed  è apparso tutto l'articolo sotto. 
Una specie di magia.
Citazione:

[ul]
[li]CLIMA[/li]
 
[li]AMBIENTE[/li]
[/ul]

Dopo un’estate in cui gli impatti della crisi climatica si sono fatti sentire in modo deciso in tutta Europa – dalla siccità alle ondate di calore, dalla fusione dei ghiacciai ai grandi incendi boschivi – e in contemporanea alla grave crisi energetica conseguente alla guerra russo-ucraina, il dibattito pubblico si è finalmente spostato dalla futile discussione sull’esistenza e sulle cause della crisi a quella, più interessante, sulle soluzioni da adottare per contrastarla.

Anche in Italia, alla vigilia delle elezioni politiche, la maggiore consapevolezza acquisita dai cittadini in virtù degli impatti climatici ed energetici subìti sta costringendo tutti i partiti a promettere soluzioni per la doppia criticità climatica ed energetica. In questa discussione, tuttavia, è fondamentale saper riconoscere le “distrazioni”: promesse o soluzioni sbandierate come “uniche” o migliori, o la cui fattibilità ed economicità siano propagandate come molto superiori a quelle reali. Si tratta spesso di strategie o tecnologie effettivamente attuabili, ma che sono ben lontane dal poter risolvere da sole un problema trasversale come quello climatico, e che rischiano invece di “distrarre” l’opinione pubblica dalle necessarie azioni di decarbonizzazione dei settori energetico, industriale, residenziale e dei trasporti.

La strategia dell'ONU e del G20
Una delle soluzioni più citate – non solo attraverso l’intero arco partitico, ma anche da amministrazioni pubbliche di qualsiasi colore e da aziende con responsabilità più o meno pesanti per le emissioni di gas climalteranti – è l’aumento della superficie forestale; anzi, semplicemente, “piantare alberi”. Una soluzione apparentemente senza controindicazioni, che piace a chiunque, e che instilla una visione positiva del futuro evocando benefici reali (rinfrescamento urbano, assorbimento di sostanze inquinanti, benessere fisico e mentale) e altri che andrebbero analizzati in modo più critico (assorbimento di anidride carbonica). Una strategia fatta propria dai massimi organismi politici a livello internazionale, come dimostra la campagna Mille miliardi di alberi lanciata dall’ONU. Anche la Dichiarazione congiunta dei Leader del G20 firmata a Roma il 31 ottobre 2021, al punto 19, recita: "Riconoscendo l'urgenza di combattere il degrado del suolo e creare nuovi serbatoi di carbonio, condividiamo l’aspirazione di realizzare l'obiettivo di piantare 1000 miliardi di alberi insieme, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta, e sollecitiamo altri paesi a unire le forze con il G20 per raggiungere questo obiettivo globale entro il 2030, anche attraverso progetti sul clima, con il coinvolgimento del settore privato e della società civile".

[/url][img=187x106]https://www.gelestatic.it/thimg/cZdiFDfnYgpCSMmZEcRr3ccIqp0=/390x220/smart/https://www.lescienze.it/images/2021/11/11/104321876-6aa044b5-313b-4ad5-b633-42699226e1a4.jpg[/img]
[url=https://www.lescienze.it/news/2021/11/11/news/cop26_accordo_deforestazione_tendenza_reale_amazzonia_indonesia-4980618/]L'accordo alla COP26 per bloccare la deforestazione non ferma i timori

di Rudi Bressa

La dichiarazione del G20 è l’assunzione ufficiale, da parte della politica internazionale, di una sfida lanciata negli ultimi anni a seguito della pubblicazione nel 2019 dello studio di Jean-Francois Bastin, del Politecnico Federale di Zurigo in Svizzera, e colleghi, e ripreso in occasione del World Economic Forum nel 2020. Secondo questo studio, una volta adulti, 1000 miliardi di alberi potrebbero assorbire il 30 per cento di tutte le emissioni climalteranti prodotte dall’inizio dell’era industriale a oggi. Nonostante numerose rettifiche successive alla pubblicazione dello studio, questi numeri sono stati raccontati ampiamente anche dai media, ma senza fornire una corretta informazione scientifica. C’è quindi il rischio di confondere la possibilità di realizzare un enorme progetto planetario entro il 2030, cruciale sotto il profilo ecologico, con l’illusione di risolvere la crisi climatica per mezzo di una soluzione semplice, rapida, poco costosa (apparentemente) e indolore per le nostre abitudini di vita. Una soluzione che si configura come un inconsapevole greenwashing collettivo.

La proposta di piantare 1000 miliardi di alberi su scala planetaria nasce da alcune considerazioni, la cui base ecologica è robusta. Fino a circa due secoli fa sulla Terra esistevano 5000 miliardi di alberi, oggi se ne stimano 3000. Piantarne 1000 miliardi significherebbe ripiantare “solo” la metà di quelli che abbiamo perso. Inoltre, dice lo studio, esisterebbero sul pianeta 900 milioni di ettari liberi da agricoltura, alberi, aree urbano-industriali e infrastrutture, che potrebbero essere utilizzati per mettere a dimora piante. Trovare aree che abbiano condizioni potenzialmente idonee a ospitare sistemi forestali, e che non siano utilizzate per altri scopi, a livello locale è quindi difficile, ma non impossibile; si tratta spesso più di una scelta di carattere urbanistico-pianificatorio che non di un vero ostacolo tecnico. La riforestazione è in effetti una delle attività più efficaci che possiamo realizzare per sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera a livello planetario (anche se non la più efficace, né la più economica), come sostenuto anche nell’ultimo report di sintesi sulla mitigazione climatica dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC AR6) pubblicato ad aprile 2022. E non c’è dubbio che la volontà politica di porre rimedio alla crisi climatica può essere l’elemento che orienta parte delle risorse finanziarie di ogni Stato verso soluzioni basate sull’uso degli alberi, come mostrano le proposte formulate negli ultimi anni (Strategia per la biodiversità dell’Unione Europea, G20, Dichiarazione di Bonn, Glasgow Forest Pledge e via dicendo).

Attenzione ai facili slogan
Tuttavia, alcune affermazioni che spesso accompagnano i programmi e le promesse di riforestazione devono far suonare un campanello d’allarme: “Pianta un albero e compensa tutte le tue emissioni”; “l’importante è mettere a dimora quanti più alberi possibile, non importa di quali specie e senza porre attenzione particolare alla biodiversità”; “possiamo piantare 1000 miliardi di alberi in pochi anni, non c’è bisogno di tanti soldi né di tanto spazio”; “piantare alberi non può mai avere conseguenze negative”; “piantare alberi è semplice, facile e non richiede particolari competenze. Tutti lo possono fare!”.

Sebbene la volontà politica sia in genere il primo fattore determinante, piantare 1000 miliardi di alberi ha anche alcuni ostacoli tecnici che è necessario affrontare. Tra questi si segnalano: la reale disponibilità di una superficie di terreno abbastanza estesa e fertile da poter accogliere 1000 miliardi di alberi; una produzione vivaistica adeguata a produrre le piantine necessarie per realizzare l'obiettivo entro la scadenza prefissata (a oggi la produzione è largamente insufficiente); una disponibilità finanziaria adeguata, non solo a produrre e mettere a dimora le piante, ma anche a gestirne le cure colturali almeno nei primi 3-5 anni. Questi fattori condizionano in modo forse irrimediabile la possibilità tecnica di raggiungere l’obiettivo entro l’anno 2030.

È inoltre importante agire in fretta, ma non piantando qualsiasi albero si trovi sul mercato. Bisogna garantire che gli alberi sopravvivano, scegliendo solo quelli compatibili con clima e suolo locale, ed evitare di influenzare negativamente la biodiversità di ogni area geografica. Sarà necessario porre particolare attenzione nell’usare alberi di specie esotiche, peggio se in monocoltura, ancora peggio se invasive: una soluzione che, seppure all'apparenza efficace per contrastare la crisi climatica, in certe aree può determinare impatti devastanti e irrecuperabili sulla biodiversità.


Gestione delle foreste e cambiamento climatico
(red)

Inoltre al ritmo attuale di crescita della popolazione mondiale, compreso tra 70 e 80 milioni di persone in più ogni anno, nei prossimi anni con ogni probabilità il bisogno di suolo libero da alberi non solo non diminuirà, ma sarà superiore a quello attuale. È altamente improbabile che sia possibile rinunciare a circa un miliardo di ettari di suolo, più o meno fertili, a vantaggio di 1000 miliardi di alberi, senza determinare gravi conflitti sociali, economici ed ecologici. Bisogna quindi tenere conto del possibile contrasto della piantagione di alberi con la produzione agricola, con l’allevamento animale e con alcune configurazioni del paesaggio su cui, negli ultimi secoli, si sono sviluppati i caratteri di biodiversità a scala di habitat (come le savane o le praterie, naturali o mantenute dall’attività umana).  

Le stime dell'impatto della riforestazione
Anche dal punto di vista dell’efficacia climatica, occorre fare bene i conti. Recenti studi hanno stimato un potenziale di assorbimento “extra” di 0,9-3,0 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente all’anno da parte di un programma di rimboschimento globale, cioè, ai livelli odierni, il 2-8 per cento delle emissioni annue causate dall’uso di combustibili fossili. Inoltre, bisogna evitare di piantare alberi dove questa azione può ridurre l’acqua disponibile nelle falde acquifere – come si è verificato in Cina in seguito al programma Grain for Green – o inasprire il riscaldamento climatico diminuendo l’albedo (il potere riflettente) della superficie terrestre.

Un così modesto impatto sul problema climatico non significa affatto che piantare alberi e far crescere foreste non sia un’azione da perseguire, ma solo che va eseguita nella consapevolezza del reale contributo ottenibile, e senza mettere in secondo piano altre azioni con un maggiore potenziale di contrasto alla crisi climatica, come l'adozione di misure rapide e coraggiose per ridurre la deforestazione e le emissioni di gas serra. Promuovere la piantagione di alberi quale panacea può invece creare condizioni predisponenti per un greenwashing collettivo che, come sostengono Karen D. Holl dell'Università della California a Santa Cruz e colleghi, può far pensare di potersi affidare solamente a tale misura per arrestare la crisi climatica.

Infine, è sbagliato semplificare il successo di una piantagione arborea assimilandola alla sola apertura di una buca sufficientemente grande da contenere l’apparato radicale della pianta. Il risultato positivo dipende dalla corretta scelta di specie adatte alle caratteristiche del suolo e del microclima, dalla loro mescolanza, dalla possibilità di effettuare lavorazioni profonde o superficiali del terreno, dalla disponibilità di pacciamatura o di macchinari per contenere la competizione con le alte erbe, dall’installazione di protezioni contro la fauna erbivora, dalla possibilità di disporre di acqua o di sistemi che la raccolgano e ne consentano la periodica distribuzione per superare gli stress idrici nei primi anni, e dalla capacità di riconoscere per tempo le avversità biotiche, in modo da contrastarle o circoscriverle ogni volta che è possibile. Queste competenze, le attrezzature e le macchine che consentono di applicarle al momento opportuno non sono a disposizione di ogni persona di buona volontà, non sono facilmente reperibili in tutte le zone del pianeta, e richiedono investimenti aggiuntivi che vanno ben oltre il costo delle piantine. Non possiamo poi dimenticare che lavorazioni del terreno, produzione di piantine, trasporti, irrigazioni, sfalci e ogni altra cura colturale determineranno emissioni che richiederanno alcuni anni per essere fissate dalle piante, prima che il sistema inizi effettivamente ad assorbire le emissioni prodotte da altre attività umane.
[img=648x364]https://www.gelestatic.it/thimg/UGRp5sj55egpUyBC3MapRyXWbJU=/390x0/https://www.lescienze.it/images/2022/09/16/122933529-bbf83fca-7975-4570-88f4-85c9c0fb8eee.jpg[/img]Deforestazione in Amazzona: arrestare questo processo, insieme al taglo delle emissioni di gas serra, sarebbe una misura più diretta ed efficace della riforestazione per mitigare il cambiamento climatico (©© Biosphoto/AGF)
Non esistono insomma risposte o ricette valide per tutti i luoghi o per tutte le esigenze; più importante è forse saper formulare le domande giuste, a cui occorrerà trovare risposte specifiche relative al clima, alle comunità, ai servizi ecosistemici prioritari da ripristinare in ciascun sito di impianto. Un buon esempio in questo senso è il vademecum Il posto giusto per gli alberi giusti, realizzato dagli scienziati ed esperti che afferiscono alla Fondazione Alberitalia.

Obiettivi poco realistici
In sintesi: la proposta di piantare 1000 miliardi di alberi entro il 2030 è, nel migliore dei casi, un'aspirazione, che potrebbe aiutare a far crescere la consapevolezza del ruolo essenziale di alberi e foreste nella biosfera, ma resta poco realistica. La campagna per la piantagione dei 1000 miliardi di alberi, così come formulata da parte del World Economic Forum di Roma 2021, appare non tanto la soluzione, quanto uno slogan di grande impatto mediatico, ma con possibilità di realizzazione molto ridotte se non nulle, e che anzi potrebbero determinare, in alcuni casi, impatti negativi sia in termini ecologici che sociali.  Ciò naturalmente non esclude l’utilità di piantare alberi; ma bisogna fare in modo che i progetti di piantagione includano un'accurata definizione degli obiettivi, il coinvolgimento delle comunità, e una pianificazione su scala temporale adeguata delle attività di gestione e monitoraggio. In definitiva, è necessario non solo piantare alberi ma “piantare e coltivare” le condizioni perché si possano sviluppare sistemi sani e pienamente funzionali per ottimizzare il contributo che l’atto iniziale di piantagione vuole innescare.

[/url][img=165x93]https://www.gelestatic.it/thimg/LqeJt8SUpTppbZQg6zUsHxkKSHA=/390x220/smart/https://www.lescienze.it/images/2022/05/12/171810006-2e58a6af-e2e6-4f9a-9b96-b087cf7efa5c.jpg[/img]
[url=https://www.lescienze.it/news/2022/05/12/news/carne_rossa_manzo_deforestazione-9376279/]Mangiare meno carne di manzo per limitare deforestazione ed emissioni di gas serra

di Giorgia Guglielmi/Nature

Certamente sì alle piantagioni, quindi, purché nel rispetto della biodiversità, delle esigenze primarie di una popolazione umana in costante aumento, della scelta di specie capaci di produrre benefici complementari alla sola fissazione di anidride carbonica e adatte alle caratteristiche ecologiche dell’area in cui saranno messe a dimora e gestite. Nel contrasto alla crisi climatica non bisogna inoltre dimenticare i 3000 miliardi di alberi che già abbiamo, con cui dobbiamo interagire consapevolmente per ottenere i benefici attesi dalla società, assicurandoci al tempo stesso di azzerare la deforestazione, preservare la biodiversità e contenere gli stress climatici.

Quindi difendiamo le foreste fragili e cruciali nel mondo, gestiamo bene le nostre foreste e piantiamo quanti più alberi è realmente possibile. Facciamolo in fretta, così da contribuire a contrastare la crisi climatica, ma facciamolo bene, piantando gli alberi giusti, nei luoghi giusti e gestendoli in modo che possano crescere con vigore in uno spazio adeguato alle potenzialità di sviluppo della chioma e dell’apparato radicale di ogni specie, in una prospettiva di salute ecologica riferibile ai temi di One Health e del Ripristino degli ecosistemi auspicato dal presente decennio ONU. In questo modo potremo ottenere il meglio da ogni albero, da ogni piantagione e da ogni foresta, dando un contributo alla mitigazione della crisi climatica e al benessere fisico e mentale dei cittadini del mondo, di oggi e soprattutto di domani.


Gli autori

Francesco Ferrini è professore ordinario di arboricoltura e coltivazioni arboree. Autore di oltre 350 pubblicazioni, fra cui cinque libri, è coordinatore del laboratorio congiunto “Value” – Verde urbano e benessere, nonché membro di alcune accademie scientifiche. Dal luglio 2021 è presidente del Distretto rurale vivaistico-ornamentale della provincia di Pistoia.

Marco Marchetti è professore ordinario di pianificazione forestale all’Università del Molise dove guida da 20 anni il Laboratorio di global ecology. Si occupa di monitoraggio delle foreste e del territorio e di conservazione della biodiversità ed è attualmente membro della Commissione nazionale VIA-VAS, nonché presidente di Fondazione AlberItalia e chair del board internazione dello European Forest Institute.

Paolo Mori, laureato in Scienze Forestali presso l’università degli studi di Firenze, è giornalista, fondatore e direttore del periodico di informazione tecnico scientifica a diffusione nazionale “Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi”. Oltre a ciò, è coordinatore tecnico-scientifico del progetto LIFE InBioWood sulle piantagioni policicliche, amministratore di Compagnia delle foreste e direttore della Fondazione AlberItalia.

Fabio Salbitano è professore ordinario di ecologia urbana e del paesaggio e di recupero del paesaggio e degli ecosistemi forestali all’Università di Firenze. Ha svolto ricerche su temi di ecologia urbana e gestione degli alberi e delle foreste urbane, ecologia e storia del paesaggio, gestione forestale sostenibile, tecniche partecipative di progettazione delle foreste e del paesaggio, soluzioni basate sulla natura e sul paesaggio. Collabora alle attività FAO su Urban and Periurban Forestry ed è vice-presidente di Silva Mediterranea, organismo FAO sulle foreste mediterranee.

Giorgio Vacchiano è professore associato di Gestione e pianificazione forestale presso l'Università statale di Milano, dove studia modelli di simulazione in supporto alla gestione forestale sostenibile, alla mitigazione e all'adattamento al cambiamento climatico e ai disturbi naturali nelle foreste temperate europee. È membro della Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale e autore di La resilienza del bosco (Mondadori, 2019).
Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 21:51    Oggetto:   

Io ho fatto una prova con Opera e nada. Con Firefox che uso di solito si vede tutto. Qualcuno ha fatto pasticci... Rolling Eyes
il_Cimpy_Spinoso
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 21:53    Oggetto:   

Io ho usato chrome e il mouse.
Paolo7
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MessaggioInviato: Ven 16 Set, 2022 21:58    Oggetto:   

Chissà chi ha eseguito il lavoro...
Tobanis
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MessaggioInviato: Sab 17 Set, 2022 07:54    Oggetto:   

Letto tutto l'articolo, molto prolisso, che si può riassumere in "Ok, piantate i Vs. c***i di alberi ma occhio", che è molto condivisibile, ma può essere letto anche come "Dio bono, ora che si piantano 1000 MLD di alberi a noi del settore come mai non ci caga nessuno?".

Aggiungono poi, e qua l'articolo si fa risibile, purtroppo, che ok gli alberi, ma mica risolvono il problema: faranno calare la CO2, ma ci sono altre azioni più rapide e meno costose (quali? non viene detto).
Per la verità viene accennato, e il lettore lo può intuire. Cioè le misure INATTUABILI in tempi rapidi, e molto costose. E molto green.

"...e che rischiano invece di “distrarre” l’opinione pubblica dalle necessarie azioni di decarbonizzazione dei settori energetico, industriale, residenziale e dei trasporti."
Come no, un problema risolvibile rapidamente e senza costi?

"...e senza mettere in secondo piano altre azioni con un maggiore potenziale di contrasto alla crisi climatica, come l'adozione di misure rapide e coraggiose per ridurre la deforestazione e le emissioni di gas serra."

Allora, io non so in che pianeta vivano gli autori, o con che persone si confrontino quotidianamente. al di là che certamente hanno ragione (non discuto questo), vivono in un mondo immaginario, non sono calati nella realtà.

La realtà è questa:
"Piantiamo alberi in tutto il mondo!"
REAZIONE dei terrestri medi: Sììììììììììììììììììì! W l'ambiente!

"Tagliamo subito del 50% l'estrazione dei combustibili fossili, con conseguente benzina introvabile e carissima, industrie che chiudono, disoccupazione, la fine del mondo occidentale per come lo conosciamo, ma con la salvezza del pianeta inteso come habitat per gli umani"
REAZIONE dei terrestri medi: Ma vai a cagare! A FANCULO L'AMBIENTE!
Paolo7
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MessaggioInviato: Sab 17 Set, 2022 18:32    Oggetto:   

Questi alberi andrebbero piantati senz'altro:

https://www.ilpost.it/2022/09/17/albero-del-pane/
il_Cimpy_Spinoso
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MessaggioInviato: Sab 17 Set, 2022 20:15    Oggetto:   

Paolo7 ha scritto:
Questi alberi andrebbero piantati senz'altro:

https://www.ilpost.it/2022/09/17/albero-del-pane/



Citazione:

Nonostante i vantaggi e l’adattabilità della pianta ad altri climi, l’albero del pane è descritto dal gruppo di ricerca della Northwestern University come una potenziale risorsa di base al momento ampiamente sottoutilizzata fuori dall’area del Pacifico. Una delle ragioni è che l’incertezza generale sull’evoluzione futura della produzione alimentare globale rende gli agricoltori riluttanti a scegliere l’albero del pane rispetto a coltivazioni più tradizionali


Tradotto: confronto ai frutti delle "coltivazioni tradizionali", fa schifo.
Fine del business.
Paolo7
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MessaggioInviato: Sab 17 Set, 2022 21:14    Oggetto:   

Ma la domanda è: quanto dipendono le "coltivazioni tradizionali", direttamente o indirettamente, dai combustibili fossili (fertilizzanti azotati, carburante per i macchinari agricoli, and so on), oltre che da condizioni climatiche adeguate? Poi naturalmente parliamo di qualcosa con cui integrare i raccolti tradizionali, non sostituirli del tutto. E ci saranno certo zone più adatte agli alberi che ai campi. A mio avviso lo spazio si potrebbe trovare.
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