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Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson


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Corriere della Fantascienza
«Redazione»
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MessaggioInviato: Ven 30 Lug, 2021 21:59    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson

Classici & Capolavori: una rubrica dedicata ai libri che hanno fatto la storia della fantascienza.



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Furio Petrossi
«Scaraburra»
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MessaggioInviato: Ven 30 Lug, 2021 21:59    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Io avevo capito l'opposto.
Nello scritto originale il finale capovolge la storia.
L'"eroe solitario" non è alla fine che un torturatore che si oppone al nuovo, al cambiamento avvenuto nel genere umano.
Per lui gli altri sono solo mostri, non persone, mentre per gli altri il mostro è lui.
"Quel pensiero all'improvviso si fuse con quello che vedeva sulle loro facce: timore, paura, orrore; e comprese che avevano paura di lui. Per loro, lui era una terribile calamità che mai avevano veduta, una calamità anche peggiore dell'infezione a cui si erano adattati. Lui era un invisibile spettro che lasciava quale prova della sua esistenza i corpi dissanguati dei loro cari. "
il7 - Marco Settembre
«Ameboide amorfo»
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MessaggioInviato: Gio 05 Ago, 2021 02:30    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Salve, Furio Petrossi, e grazie del commento!

Di sicuro il meccanismo narrativo è quello da lei descritto, ma io ritengo che venga lasciata al lettore - credo consapevolmente da parte di Matheson - l'opzione di non aderire alla costruzione del nuovo mondo creato dai postumani e di assistervi creandosi il proprio giudizio morale, un po' come fa il protagonista. È in questo modo infatti che viene promossa l'identificazione con Neville: egli continua a credere nell'umanità come la conosciamo e sarà leggenda (il titolo ha il suo peso) proprio perché andando controcorrente si è opposto ad una nuova razza che sarà pure vincente ma che... non lo avrà, ed è significativo il dato del suo autoavvelenamento per sfuggire all'esecuzione. Penseremmo forse che una variante Sigma che si rivelasse inattaccabile sarebbe meglio di noi umani? No, avremmo semplicemente chiuso la nostra parabola sul pianeta. Non ne sono del tutto certo, ma credo che Matheson voglia farci immedesimare in chi soccombe ma mantiene la schiena dritta piuttosto che in una maggioranza inquietante. Riconosco però che in quelle condizioni l'adattamento di Neville fosse stato fallimentare!
Ma, volendo azzardare ancora il parallelo sociopolitico con l'attualità, cosa diremmo se oggi noi dovessimo adattarci al virus e scegliere di far parte di una nuova genìa di no-vax e sovranisti e fomentatori d'odio contro coloro che chiamano dispregiativamente i "buonisti"? Si tratta di avere le idee chiare sui "mostri". Ognuno faccia la sua scelta secondo la sua coscienza, finché la legge lo consente, ma - tornando al romanzo - l'interpretazione "romantica" secondo me regge.

Un saluto e grazie per l'ottimo spunto di riflessione!
Furio Petrossi
«Scaraburra»
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MessaggioInviato: Gio 05 Ago, 2021 23:26    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Grazie delle considerazioni.
Il romanzo ha una complessità tale da impedire una identificazione con uno dei personaggi.

Neville come ultimo baluardo di umanità estinta o come Kurtz in Cuore di tenebra che «Aveva tirato le somme e aveva giudicato. "L'orrore!"»?

Un secondo aspetto è la banalizzazione prodotta dal film tratto dal romanzo: la complessità qui è dissolta e addirittura stravolta ne è la trama.

Mai trama fu però stravolta come lo fu in "Ultimatum alla Terra", ispirata dal romanzo "Addio al Padrone" di Bates. In quel caso tutto è rovesciato, pur restando, nella versione del '51, gradevole il film.

Diverso l'emozionante "Arrival" di Villeneuve che cambia la trama (inevitabile visto che il racconto "Storia della tua vita" è più breve) ma arricchendo il soggetto con l'emozione della vita della protagonista vissuta come un unicum coesistente. Peccato, come fisico, che si sia persa la sollecitazione scientifica del Principio di minima azione. 

Interessante articolo. Saluti!



Aldo Andaloro
«Ameboide amorfo»
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MessaggioInviato: Ven 06 Ago, 2021 09:56    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Profonda l'interpretazione di Petrossi. Mi sembra molto più vicina allo spirito di Matheson di quanto la sia l'articolo. E poi, Matheson che dà alla sua opera una connotazione di destra? Ma dai... mi sembra l'ora di finirla con queste forzature. Matheson è un americano cresciuto e vissuto in un'epoca ben precisa. Tutto qui. Un po' come Heinlein che non è mai stato un uomo di destra anche se ha scritto Fanteria dello Spazio.
il7 - Marco Settembre
«Ameboide amorfo»
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MessaggioInviato: Mar 10 Ago, 2021 00:26    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Aldo Andaloro ha scritto:
"Profonda l'interpretazione di Petrossi. Mi sembra molto più vicina allo spirito di Matheson di quanto la sia l'articolo".
Per la verità, Mr. Andaloro, io nella prima parte dell'articolo ho anche ironizzato acrobaticamente sull'inadeguatezza di una interpretazione di Neville come supereroe da action movie, e ho anche doverosamente mostrato le sue inadeguatezze poi certo ognuno è libero di pensarla come crede. 

"E poi, Matheson che dà alla sua opera una connotazione di destra? Ma dai... mi sembra l'ora di finirla con queste forzature". Mi scusi, ma è lei che ha frainteso: con la mia interpretazione non intendevo, OVVIAMENTE, sostenere che Matheson parteggiasse per una nuova razza destrorsa, ma piuttosto che si può fare denuncia (letteraria) di un fenomeno mostrandolo come tristemente prevalente. Vuole forse credere che quando s'impone il villain di turno è perché l'autore si schiera dalla sua parte?

il7 - Marco Settembre
«Ameboide amorfo»
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Località: Roma
MessaggioInviato: Mar 10 Ago, 2021 00:45    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

[table][tr][td][table][tr][td]Furio Petrossi ha scritto:
"Il romanzo ha una complessità tale da impedire una identificazione con uno dei personaggi. 
Neville come ultimo baluardo di umanità estinta o come Kurtz in Cuore di tenebra che «Aveva tirato le somme e aveva giudicato. "L'orrore!"»?" [/td]
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D'accordo con lei sulla complessità, ma a volte questa è un sapiente rivestimento per un'idea più semplice alla base. L'idea della Rigenerazione può anche essere accettata e senz'altro è futuribile e affascinante. Ma se la nuova genìa era davvero così evoluta, perché non è riuscita a comunicare più efficacemente con Neville? La colpa dell'incomprensione con la donna era tutta sua o effettivamente anche lei ha cercato di ingannarlo?

Di certo mi sembra notevole la distanza tra Neville e il Colonnello Kurtz, che chiunque ami il cinema di spessore non può dimenticare: a me pare chiaro che, al di là dell'abile ribaltamento finale, Matheson si impegni nel mostrarci un individuo che se perde in parte la sua umanità è solo perché è lasciato a lottare da solo, al punto che quando incontra la donna non ha già più la disponibilità a fidarsi. Eppure si rattrista quando i nuovi uomini uccidono il suo vicino, che pure s'era messo a capo dei suoi assedianti. La sua è un'involuzione che attira però pietà e non riprovazione, perché a suo modo si impegna ad esssere razionale. 
Diversissima è la figura di Kurtz, scolpita sin dall'inizio in un indefinito oscuro che si dà come irrecuperabile come provano tutti i segni che si lascia dietro.
 
Aggiungo che però oggi, contestualizzando nel dibattito attuale sui prossimi futuri il messaggio di Matheson, probabilmente in molti vi scorgono un'anticipazione del postumanesimo. Se vogliamo leggere il finale del romanzo in questa chiave ci troveremmo comunque a dover sorvegliare eticamente il programma di rigenerazione/rifondazione dell'Uomo, il che richiederebbe uno spazio qui non concesso. Basti dire che sarebbe positivo scongiurare molti morbi che affliggono il Sapiens Sapiens e ne limitano il benessere e la vita, ma fino a che punto siamo disposti a superare i benefici medici e passare ad un tipo di esistenza che oblitera buona parte o tutta la nostra essenza?

Comunque, ringrazio io lei per gli stimoli.


Ultima modifica di il7 - Marco Settembre il Mar 10 Ago, 2021 01:19, modificato 7 volte in totale
Antha
«Antha» Antha
Messaggi: 6972
MessaggioInviato: Mer 11 Ago, 2021 10:33    Oggetto: Re: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

 il7 - Marco Settembre ha scritto:
....
... ritengo che venga lasciata al lettore...l'opzione di non aderire alla costruzione del nuovo mondo creato dai postumani e di assistervi creandosi il proprio giudizio morale, un po' come fa il protagonista. È in questo modo infatti che viene promossa l'identificazione con Neville: egli continua a credere nell'umanità come la conosciamo e sarà leggenda...proprio perché andando controcorrente si è opposto ad una nuova razza che sarà pure vincente ma che... non lo avrà, ed è significativo il dato del suo autoavvelenamento per sfuggire all'esecuzione.
...credo che Matheson voglia farci immedesimare in chi soccombe ma mantiene la schiena dritta piuttosto che in una maggioranza inquietante.
...

Buon giorno. Premetto che non vanto una lettura recente del libro e magari alcune sfumature non le ho presenti, ma da quanto ricordo non mi pare che il protagonista fosse pienamente consapevole di un processo di evoluzione in termini razionali e senzienti, quanto meno di una parte della nuova specie.
Lungamente Neville vaga e uccide indiscriminatamente chiunque trovi e consideri infetto senza mai porsi l’interrogativo di un cambiamento in corso. Solo con l’incontro della donna ne avrà forse consapevolezza. E quando lei lo lascia perché scoperta “infetta”, gli fa appunto trovare un biglietto in cui lo esorta a fuggire, perché, gli rammenta, ha ucciso anche molti di loro (neo senzienti, direi) e che quindi  a breve sarebbero venuti a prenderlo per ucciderlo. Come di li a pochi mesi avverrà; ma lo sviluppo del romanzo non tratteggia i pochi mesi che separano la scomparsa della donna e la lettura del biglietto, dalla sua cattura. Cosa pensa Neville in quei mesi di quanto ha appreso?
Il solitario protagonista è pertanto a mio avviso una sorta di eroe suo malgrado che cerca di resistere in un mondo ostile, ma un mondo ostile nei termini a lui solo in parte conosciuti (quella degli infetti fortemente snaturati). Questi sono gli unici post umani che lungamente conosce: del rimanente non sa nulla. La sua epopea è per certi versi la rappresentazione di una  di lotta ancestrale contro una natura sconosciuta.
E qui viene quindi a mio avviso meno il concetto di consapevole “non adesione” a una nuova società. Personalmente non ho mai percepito o interpretato questa volontaria e cosciente presa di posizione e rifiuto nei confronti di una maggioranza inquietante. Semmai una finale rassegnazione dettata dalla presa di coscienza – tardiva -  di quanto lo circonda e a lui prima non noto
Non è comunque esatto parlare di auto-avvelenamento come scelta di Neville per sfuggire all’esecuzione. Al contrario è la donna che di sua iniziativa gli fornisce in cella il veleno perché abbia una morte più rapida e indolore (e a onor del vero questa chiosa del libro appare un poco inutile: come si suppone l’avrebbero giustiziato?  - termine che è la stessa donna che lo visita in cella a usarlo - delle nuove genti che armi alla mano uccidono anche altri infetti non evoluti per aiutare la nascita di una nuova società?)
Parimenti la futura identificazione di “leggenda” è un concetto che interessa solo ed esclusivamente Neville. Lui e lui solo – novello uomo nero - è destinato a diventare tale, in termini negativi, proprio  per via di quello che ha fatto, ovvero aver nel tempo ucciso indiscriminatamente – e per quanto si capisce, lungamente senza neppure rendersene conto – sia infetti dementi, sia potenziali nuovi esseri senzienti.
In conclusione non penso o quanto meno non so se Matheson “voglia farci immedesimare in chi soccombe ma mantiene la schiena dritta piuttosto che in una maggioranza inquietante”, o voglia piuttosto indurci a riflessioni sul concetto di “normalità” o “diverso” (chi ricorda il racconto “Nato d’uomo e di donna” sempre di Matheson), che come molto spesso accade dipendono da pregiudizi e cliché consolidati i cui nodi talvolta vengono tragicamente al pettine.
P.S.
E uno scandalo che abbiano titolato il film con Smith "Io sono leggenda", dal momento che la sola ragione e diritto per avere questo titolo, come nel romanzo, sta proprio tutta nella medesima frase finale del libro, che nel film non arriva neppure per caso.
Più onesti e coerenti quelli di "The Omega man - 1975 occhi bianchi sul pianeta terra"
il7 - Marco Settembre
«Ameboide amorfo»
Messaggi: 0
Località: Roma
MessaggioInviato: Dom 15 Ago, 2021 02:10    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Antha ha scritto:

In conclusione non penso o quanto meno non so se Matheson “voglia farci immedesimare in chi soccombe ma mantiene la schiena dritta piuttosto che in una maggioranza inquietante”, o voglia piuttosto indurci a riflessioni sul concetto di “normalità” o “diverso” (chi ricorda il racconto “Nato d’uomo e di donna” sempre di Matheson), che come molto spesso accade dipendono da pregiudizi e cliché consolidati i cui nodi talvolta vengono tragicamente al pettine.
P.S.
E uno scandalo che abbiano titolato il film con Smith "Io sono leggenda", dal momento che la sola ragione e diritto per avere questo titolo, come nel romanzo, sta proprio tutta nella medesima frase finale del libro, che nel film non arriva neppure per caso.
Più onesti e coerenti quelli di "The Omega man - 1975 occhi bianchi sul pianeta terra"



Sono abbastanza d'accordo. Sono stato un po' deciso nel sostenere che Matheson, in ultima analisi, abbia teso a farci identificare col perdente perché stavo rispondendo ai commentatori precedenti, uno dei quali era un po' polemico, ma non c'è dubbio che le opere segnate da capovolgimenti o complesse contrapposizioni inducono alla riflessione. Le sfumature sono importanti. Ma il fatto stesso che la donna abbia infine proposto a Neville un veleno per scampare a un'esecuzione più dolorosa indica che lei, avendolo conosciuto ed essendosi immedesimata pur appartenendo alla nuova specie, l'abbia ritenuto meritevole di quell'atto di clemenza. È questo stesso che fa pensare che anche se il protagonista non sarà proprio una leggenda per chi l'ha voluto eliminare, tuttavia sarà ricordato. E comunque si sa che anche molti "common men" (medici durante la pandemia, pompieri nella stagione degli incendi, ad esempio, e in generale chi si sacrifica per altri senza essere neanche ben compreso) hanno lo spessore di leggende anche se non ci saranno organi istituzionali a serbarne memoria, e questa consapevolezza - pur con la dovuta modestia - li sorregge lungo il cammino. 
Grazie del commento! 
Furio Petrossi
«Scaraburra»
Messaggi: 9
MessaggioInviato: Ven 20 Ago, 2021 15:52    Oggetto: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

Interessante discussione.
Anche a me sembra che Neville abbia agito in una situazione di informazione incompleta e abbia inizialmente pensato di voler salvare l'umanità sua e degli altri.
Avendo inizialmente giudicato che non ci fosse negli altri alcunché di umano o animale ha catturato, sperimentato e distrutto (forse non ucciso, in una prima fase) i "simulacri" umani, non-persone.
Tuttavia il dubbio si insinua. Lui stesso ad un certo punto si domanda perché abbia sperimentato soprattutto sulle donne, meditando sull'esistenza in lui di una componente sadica.

L'esistenza di una soluzione alternativa, di compromesso con il virus non la accetta.

E' vero che - salvo che nell'idea di un complessivo "Orrore!" - la sua figura non può essere paragonata a quella di Kurtz.
Anzi, in fondo potrei rovesciare il riferimento: anche nel libro l'orribile "leggenda" per i suoi nemici - l'"Orrore!" che loro stessi provano - non consiste solo nel dolore che Neville ha provocato, ma nell'impossibilita di accettare che possa ancora esserci un "umano", la cui diversità essi odiano.
La odiano, come odiano "vampiri" - che "uccidono" con crudeltà - perché la loro identità si basa proprio sul rifiuto della possibilità di una diversità.
Non posso dire se ci sia in essi anche la sensazione che la sua presenza testimoni la perdita completa di un paradiso perduto.

La sua leggenda perdurerà? Oppure ci sarà una dannazione della memoria? In fondo il suggerimento di avvelenarsi può avere un duplice aspetto: un atto di misericordia, una scintilla di luce nei nuovi post-umani, oppure un pragmatico atto per risolvere in fretta l'anomalia e non portare ad atti che avrebbero celebrato la figura di Neville.

Grazie per la discussione, che - se pur non risolutiva -mi ha portato con nuovi occhi a rileggere questo capolavoro.

ShockedSmile
Antha
«Antha» Antha
Messaggi: 6972
MessaggioInviato: Mar 24 Ago, 2021 09:53    Oggetto: Re: Io sono Leggenda, i non morti di Richard Matheson   

 Furio Petrossi ha scritto:
 



... potrei rovesciare il riferimento: anche nel libro l'orribile "leggenda" per i suoi nemici - l'"Orrore!" che loro stessi provano - non consiste solo nel dolore che Neville ha provocato, ma nell'impossibilita di accettare che possa ancora esserci un "umano", la cui diversità essi odiano.
La odiano, come odiano "vampiri"....perché la loro identità si basa proprio sul rifiuto della possibilità di una diversità.
...
La sua leggenda perdurerà? Oppure ci sarà una dannazione della memoria? ...il suggerimento di avvelenarsi può avere un duplice aspetto: un atto di misericordia, una scintilla di luce nei nuovi post-umani, oppure un pragmatico atto per risolvere in fretta l'anomalia e non portare ad atti che avrebbero celebrato la figura di Neville.

Grazie per la discussione, che - se pur non risolutiva -mi ha portato con nuovi occhi a rileggere questo capolavoro.

ShockedSmile

Pienamente d'accordo: sicuramente gli spunti usciti sono un fortissimo stimolo per rileggere il libro.
In parte anche per testare quanto le estrapolazioni qui fatte trovino effettiva conferma nel testo o quanto invece vadano un po' oltre i propositi di Matheson, financo quelli lasciati alle libere interpretazioni di noi lettori.
Ma io penso che l'autore abbia in qualche maniera voluto muovere a riflessioni sul concetto di "diversità".
Come avevo detto in precedenza non ho una recente lettura del libro (per quanto un paio di passaggi nel tempo li abbia fatti), del quale mi restano più che altro elementi oggettivi sui quali costruisco le mie considerazioni.
E sono elementi semplici:
a mio  avviso emerge che Neville ignora l'evoluzione che sta avvenendo;
i post-umani (concordiamo di chiamarli così), sono ex infetti che hanno  trovato il modo di curarsi;
altri infetti invece, sono rimasti a uno stadio più "primordiale" di vampiri;
Neville uccide indiscriminatamente gli uni e gli altri;
i post-umani considerano gli "infetti vampiri", un'anomalia non risolta e pertanto un pericolo da eliminare.... ma forse in alcuni casi anche da curare e recuperare alla loro nuova post-umanità (d'altro canto alcuni il modo l'hanno trovato...)
E qui vengo a  quello che considero il punto centrale del romanzo.
Per come la vedo l'Orrore, alla fin fine, è diventato suo malgrado solo Neville. Uomo senziente e (in?)-consapevole di un nuovo eccidio. E non ci sono dubbi che la sua leggenda perdurerà; e di certo perdurerà in senso negativo, né più né meno con i connotati di dannazione, mistero, timore - e forse in futuro romanticismo -  che per secoli e secoli avevano incarnato i vampiri rispetto gli umani. Ironico e amaro rovesciamento della prospettiva.
L'offerta del suicidio pertanto è da leggersi meramente come atto di "umanità" da parte di una persona che ha conosciuto Neville e ne ha percepito la sua umanità a dispetto della sua apparente "disumanità". Un gesto per sottrarlo al ludibrio cui sarebbe stato costretto, una volta accompagnato all'esecuzione, tra una folla di esseri che lo conoscono solo attraverso le loro paure (di cui è stato causa) e lo odiano profondamente per quanto ha tolto a molti di loro... e per tali ragioni lo connoteranno e faranno assurgere a futura negativa leggenda.
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